Come il Coronavirus cambierà lo sport

Il Coronavirus cambierà il mondo dello sport? È la domanda da un milione di dollari che si stanno ponendo società professionistiche e non, da più di qualche giorno. In un mondo sconvolto dalla pandemia, capace di arrivare a decisioni drastiche per quanto riguarda l’ambito sportivo, come lo slittamento degli Europei di Calcio e perfino delle Olimpiadi 2020 di Tokyo, ripartire sarà un processo lungo e non senza difficoltà.

 

Da più di un mese siamo confinati nelle nostre abitazioni, con restrizioni severe su spostamenti e movimenti. Senza dirette sportive da guardare alla tv, risultati da controllare, senza quell’adrenalina che solo gli eventi live ci possono regalare. Nessun commento pre o post partita, nessuna espressione di gioia, né tantomeno di rabbia. Un mondo senza sport, senza emozioni. Senza la possibilità di sfogo personale, con campi e palestre chiuse abbiamo rimodulato la nostra attività fisica con esercizi in spazi angusti e rigorosamente da soli.

 

Se per le realtà professionistiche i temi che accendono le discussioni riguardano introiti dalle tv e dai botteghini, per le realtà più piccole si tratta di capire come rimettere in moto le varie discipline. Da quanto leggiamo e ascoltiamo gli sport individuali saranno i primi a ripartire (tennis e golf su tutti), ma sempre e rigorosamente senza spettatori. Per gli sport di gruppo? è lecito pensare a delle modifiche nelle regole del gioco? Possiamo mai immaginare una partita di calcio o di basket senza contatto? O una squadra di volley che non si riunisce in un abbraccio per festeggiare un punto? Avrebbe ancora lo stesso appeal uno sport privato della componente agonistica e competitiva? O sarà stato solo un brutto sogno dal quale speriamo di risvegliarci quanto prima e riprendere come nulla fosse?